mercoledì 6 agosto 2014

Go on travelling

"Keep on cruising" avrebbe detto il buon Lucio Battisti in una eccentrica versione anglofona di "Si, viaggiare". Yogyakarta-Jakarta-Banda Aceh-Pulau Weh: step 1.

Jakarta, ore 7 AM. La straniante sensazione di uscire da un Gate e trovarsi di fronte 4 aerei marchiati Lion tutti UGUALI, con la scaletta appoggiata al portello e senza minimamente sapere su quale si debba salire. Non proprio come prendere il tram e scendere alla fermata successiva perché la direzione è sbagliata. Fare slalom tra un camion cisterna pieno di benzina che sta venendo nella tua direzione ed il carrello mobile ricolmo di bagagli prima di domandare in marziano-Bahasa Indonesia quale sia il "pesawat" giusto. Un colpo d'occhio verso un probabile controllore e la fortuna di azzeccare al primo colpo il proprio Boeing. La hostess che ti parla in inglese guardandoti negli occhi chiedendoti seriamente aiuto in caso di incidente aereo con tanto di domanda formale: "Do you agree?". Un buon modo per iniziare la giornata senza colazione dei campioni, yeppa yeppa bagus!

"Ragazzi, fate con calma. Ma sì, al massimo prendo il prossimo pesawat direzione Medan. Qualcuno deve andare in bagno? Per favore pensateci ora, prima che si decolli, altrimenti è un bel pasticcio! Preso la borsa frigo pieno di "nasi goreng"? Chi guida? Saya? Anda? Dia? Dai, il primo pezzo lo faccio io, poi decidiamo...sì, ho portato la patente B...". Cosa ti capita di pensare quando il tuo boarding ritarda da dieci a venti a quaranta a X minuti...@ Jakarta, Indonesia

Fratzenbuchen sie?

Trinken sie nasi pakai bier goreng. Bagus! 

Ein wundervoller Abend und wuerdiges Ende dieser ersten, uebewaeltigenden Woche. Fratzenbuch 4 ever.


Candi Borobudur

Pak Mikael dan Mbak Dessi di Borobudur candi @ Yogyakarta, Indonesia

Candi Borobudur, IX/X livello del cammino verso il Samsara. Lo strepitoso paesaggio che circonda il tempio è la migliore cornice che si possa dare a questo quadro millenario. Cantik!
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Merokok di Indonesia

Se fumate troppo, l'Indonesia è il posto giusto per farvi smettere. Attraverso il sapiente utilizzo di disgustose immagini stampate sui vostri pacchetti, forse ne fumerete un paio di meno nell'arco di un anno. Tuttavia, a rovinare il resto dei vostri polmoni non ancora intaccati ci penserà comunque l'inquinamento atmosferico della città. Quindi, potete pure rimanere dove siete.

Wisma Bahasa über alles!

Saya banyak belajar di bahasa indonesia. Yeppa yeppa bagus!

WIsma Bahasa guru guru dengan Mikail. Terimah Kasih!

500 pesci rossi

Itu Kolam Ikan. Mai avuto un acquario nel Bel Paese, ma qui mi rifaccio con una vasca di 4 metri piena di pesci rossi boccheggianti che ascoltano ripetermi la "Pelajaran" del giorno. Baik-Baik Saja!

"Strani abbinamenti", tanto per dire...

Cosicché, dopo una visita a Prambanan, ci si trova a bere una media rossa accompagnata da una scodella di semi di tapioca immersi nel latte di cocco con due cubetti di ghiaccio (quest'ultima gentilmente offerta dal cuoco). Va bene che gli opposti si attraggono, ma ora non esageriamo...

Il mio primo becak (trisciò)

Il mio primo viaggio su un risciò è piacevolmente curioso. Prezzo modico, slalom nel traffico, saluti dei musicisti posti agli angoli della strada, smog cittadino, caldo umido del mata hari quando per salutare si usa dire "selamat siang". Ma se all'andata va tutto liscio, al ritorno non è così. Un vecchietto dall'aria tanto simpatica quanto in realtà imbroglione mi fa rifare il giro di Malioboro dicendomi di conoscere perfettamente la strada senza, in realtà, portarmi dove voglio. Dopo essere tornato al punto di partenza (!), sono costretto a pagarlo un quarto del concordato con il beneplacito dei suoi colleghi che non possono che darmi ragione (nonostante il sudore e le balle raccontate per routine agli occidentali). Al di là dell'episodio "pseudoxeno-stronzo-anti-turistico", supporto ancora con convinzione la categoria e mi farò altri giretti con loro per la città, promesso. Ma solo con dei "riscioisti" professionisti come questo ritratto in foto...
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Nuove conoscenze a Malioboro, Yogyakarta

Dopo avermi chiesto se fossi palestinese (un mercante di batik mi aveva appena detto che "potrei essere indonesiano se non fosse per il mio naso", mah!) e fattomi credere di essere sposati, i fratellini di uno dei mille chioschi alimentari di Malioboro vogliono fare una foto con me. Ma solo dopo una bella tazza di Jasmine Tea a 2000RP ed una lunga spiegazione sul contenuto della zuppa "Nasi Soto", si intende. Non so esattamente in che lingua abbiamo parlato, ma eccoci qua...@ Jagjakarta, Indonesia.


Berangkat ke Pulau Nias

Dopo aver passato il pomeriggio ad innamorarmi di Memrisk, un'applicazione per memorizzare termini in Bahasa Indonesia, consumiamo la cena a dir poco 'sul presto': 18.30 in punto, presto persino per un piemontese old-fashioned di Borgata Sala. Tra una mezz'ora partiremo per Pulau Nias richiudendo per l'ennesima volta le valigie. Alle 19.15 siamo già in porto e ci apprestiamo a salire su un ferry boat commerciale/civile pieno zeppo di decine di camion marchiati 'Pertamini', la prima marca di benzina indonesiana. Vale a dire, un semplice principio di incendio e ci troveremo su una polveriera (forse non basta il confronto!) nel mezzo dell'oceano pacifico. Il viaggio durerà una notte intera, undici ore totali. La logica di numerazione dei posti sfugge ogni tipo logica, passando dal 21 al 165 al 22 al 10 al 172...o forse sono io che non mi intendo di questi esoterici rebus matematici? Dopo un'attesa di circa un'ora arriva il suono assordante di una campana che grida "berangkat", ovvero: "si parte!". Il ponte di una nave in piena notte è una sorta d'istigazione al filosofeggiare libero, sport violento ed anacronistico che ben si alterna con le chiacchiere in marziano/indonesiano improvvisate con locali che desiderano farsi fotografare, offrono qualcosa da mangiare, sono curiosi di sapere di cosa ci occupiamo. Le luci della città all'orizzonte si fanno sempre più piccole e lontane, i motori della nave sono al massimo. La sonnolenza arriva tardi, ma arriva: toccherà trovarsi un cantuccio ove riposare a terra. Dormire su una stuoia, all'interno di una cabina passeggeri, sopra un pavimento di cemento di una nave è tanto romantico quanto in realtà dannatamente scomodo. Basti dire che persino un pesantissimo saggio filosofico sul concetto di 'verità' ed un libro sui genocidi nella storia possono essere preferibili ed utili a ritardare una nottata su questo pavimento. Per questa ragione continuo a leggere fino alle due del mattino, a scrivere qualche appunto, a guardarmi attorno, per poi dover miseramente soccombere alle palpebre calanti e alla vista di due piedacci di un vecchio signore russante sdraiato proprio di fianco a me...
L'arrivo in porto è segnalato da un fastidiosissimo suono metallico e dall'accensione/spegnimento delle luci tre volte di seguito. Ore sette: l'alba ha cominciato il suo corso, il cielo 'a pecorelle' è tinto di rosa-grigio, il ponte è pieno di persone pronte a scendere. Riprendo il mio grosso trolley/cassa da morto desiderando di gettarlo a mare per viaggiare finalmente leggero. Usciamo dal grosso ponte di ferro abbassato, trasciniamo i bagagli sul pontile, arriviamo al pick-up che ci attende...'saya mau tidur' ('cacchio, vorrei dormire!') è una frase che mi passa ripetutamente per la testa, mentre al volo imparo come dire "ciao" in Bahasa Nias: "Jaahowu".