martedì 5 agosto 2014

Sibolga un-connection

Dopo un volo con un ATK 72-500 ad elica si arriva all'aeroporto di Sibolga. V'è solo il nostro aereo in mezzo ad una grande distesa di bananeti tagliata da una striscia d'asfalto per gli atterraggi ed i decolli. L'interno della hall conta non più di venti persone, sedute attorno a due misere panchine in quello che pare, in fondo, un piccolo garage a conduzione familiare. Sopra due carretti che forse un tempo furono trainati da forza animale arrivano i trolley, controllati con rigore dalle guardie che richiedono di paragonare il numero di matrice presente sul boarding pass con quello fissato sulle valigie. Fuori, si affollano avvoltoi che offrono passaggi di pochi chilometri più costosi del viaggio in aereo (!), ovviamente tutti coalizzati sullo stesso prezzo. Troviamo un becak a 50.000 rupie a testa dopo un'offerta da "Il Gatto e La Volpe" di 800.000, stipati con quattro valigie, due zaini e due borse sulla precaria struttura attaccata ad un motorino 50cc. Dopo dieci minuti cambiamo mezzo salendo su un bus ove trasferiamo le valigie sul tetto stringendoci nel mezzo di una comitiva di studentesse musulmane velate di bianco. Il caldo torrido, il pochissimo spazio, la musica dell'autoradio alzata al massimo con i bassi rimbombanti sul tettuccio, tre lievi ferite alla gamba destra che mi tirano la pelle ogni minuto contribuiscono a rendere la situazione simile ad un girone infernale (nel quale questi poveri studenti, donne e bambini devono vivere ogni giorno).  "Wanna becak, mister?": Sibolga è un'isteria collettiva di saluti sorridenti, tentati pickpocket, ambulanti venditori di dolciumi, negozi di abiti usati, signore in pigiama alle sei del pomeriggio, motorini che vanno su e giù, studenti in divisa bianca inamidata, il moetzin che canta i vespri da una moschea con una cupola di alluminio argentata, i clackson che cercano la tua attenzione in quanto bianco, un tizio che vuole curarmi la gamba a tutti i costi che si offende per il mio ringhioso rifiuto, un favoloso kios ove si trovano frullati di frutta d'ogni genere, moto con cinque persone a bordo...caos misto a routine che rende l'aspetto della cittadina di Sibolga, per dirla politically correct, decisamente "poco di tendenza". Foto: selfie sulla barca trasportata in un giardino privato dallo tsunami @ Banda Aceh, Sumatra, Indonesia