martedì 2 settembre 2014

Sketches from my sweetheart, Indonesia - 7

1. Che cosa ci sia di tanto magico nell'atmosfera creata da un paio di candele, poste di fronte un forte temporale equatoriale notturno, rimane un gran mistero. Che una covered song di Edith Piaf del 1939 proposta più di decennio fa al Sin-è di NY da un Jeff Buckley paradisiaco, in versione acustica, ne sia il giusto complemento, sembra quasi un miracolo. Che le ulcere ereditarie condite di ira e silenzi si dissolvano facilmente nel vento fresco dell'oceano con il rumore delle rane, dei geko e dei grilli nascosti nella foresta oltre il muretto di cinta, rendendo la spensieratezza serafica il mio carattere principale, sfiora la fantascienza à la Kubrik de "2001: a Space Odissey". Leggo (tra) le righe di "Pappagalli Verdi", magnifico libro, ricordo e regalo; scivolano velocemente mentre sorseggio un thè verde cinese di ottima qualità. Ogni tanto faccio alcune pause e scrivo gli appunti per il prossimo post-it del blog indonesiano. Ogni istante mi pare leggero e degno di nota. La cera cola sul tavolo creando delle magnifiche, imprevedibili forme plastiche; le stacco dal legno, ci gioco un poco, ne sento il leggero calore, ed infine le getto come dei piccoli frisbie in giardino.  Uggioso "Notturno" d'annunziano? Tempo da lupi, piuttosto, ma non per forza burberi e solitari.

2. Angolo della banalità: astenersi cinici e anti-romantici. «Scrivere è sollievo, conforto e rielaborazione. Se si è sollevati si ha serenità e solo con quest'ultima la voglia di fare, esprimersi, mettersi in gioco. Scrivere è creare un ricordo, poterlo rivivere e plasmarlo in qualcosa di nuovo a distanza di tempo. È risentire gli accordi che hanno creato una melodia, ritrovare le parole che non ricordi di una canzone che abbiamo sentito in un posto lontano. Ma che conosciamo molto bene.» Tutte queste balle, e molto di più...

3. Un classico film dei Monty Phyton  (produttore esecutivo niente meno che George Harrison) proiettato su una grande parete è un lenitivo contro ogni male, un'ironica cura ad ogni tabù e convinzione dogmatica, una sfida ad ogni seriosa pretenziosità presente nelle nostre vite. Credo che questa sia la decima volta che rivedo il film, ma sono ben lungi dall'essermene stancato...che sia forse questo il reale "meaning of life?".

4. "Apocalypse Now", tre ore e trenta di pellicola da vedere in solitaria, proiettato sulla parete bianca sopra la mia valigia mai disfatta e piena dei soliti quattro vestiti sgualciti, da battaglia. "The end" dei Doors, il pugno insanguinato di Charlie Sheen ed una missione da portare a termine, la mano omicida di Marlon Brando sulla sua folle testa rasata, «Charlie doesn't surf» con, alle spalle, il napalm gettato senza pietà sui villaggi vietnamiti ed infine «l'orrore, l 'orrore...». Magnifico film.

5. Bambini a caccia di pipistrelli, che volano a bassa quota, un metro da terra o poco più. Uno sport serale, per cui nessuno dei presenti pare spaventato come molti europei potrebbero pensare ed essere, soprattutto a quasi trent'anni d'età. Io mi destreggio per evitarli e l'idea di acchiapparne uno non mi sta affatto a genio. Preferisco praticare altri sport, evidentemente, con buona pace degli indonesiani di tre anni che non hanno alcuno scrupolo ad acciuffare quei topini con le ali nipotini di Batman.



Foto: sunset @ Mega Beach, Pulau Nias, Indonesia