giovedì 18 settembre 2014

Sketches from my sweetheart, Indonesia - 9

1. Gestire il tempo che scorre. In modo del tutto diverso. Lentamente. Senza occupazione fissa o sicura (esiste davvero o è un moderno mito dello stile di vita occidentale?) che possa riempire un vuoto spazio-temporale, mentre si attende un passaporto, un piatto di spaghetti con verdure, il termine della pioggia che cade a secchiate, si ferma, ricomincia, diventa fine, poi nuovamente pesante, mentre la foresta ti guarda come se nulla fosse in uno sperduto villaggio all'interno dell'isola, fermi nel traffico all'ora di punta sotto il sole cocente, tra le due e le tre del pomeriggio di un 'giorno qualsiasi'. La fretta non può ch'esser bandita dalla tua vita laddove il tempo, talvolta, non è affatto il 'nostro concetto di tempo' (italiano? Sud europeo? O solo la mia percezione personale? Non saprei).

2. Dopo aver ricevuto in regalo un metro e mezzo di stoffa batik dal nostro generoso amico e religioso/motociclista Honda Pastor Purvo, prendo il motorino per andare dal suo sarto di fiducia a farmi confezionare una camicia su misura. Pratica molto economica, del tutto normale sull'isola, lavoro d'ingegno per i maghi dell'ago e filo che metteranno su stoffa le indicazioni segnate dal titolare dell'attività sul quadernone delle ordinazioni. Dopo esser stato misurato in lungo e largo pago, prendo la mia ricevuta ed un campione del tessuto per evitare scambi. Tra due giorni la camicia tradizionale batik sarà pronta. Con noi, a seguito, vi sono tre curiosi bambini della Rumah Alma ben contenti di gironzolare ("jalan-jalan", indonesiano - "manoro-noro", lingua di Nias) per le strade di Gunung Sitoli, facendo in seguito 'shopping' in un piccolo mall che guarda sull'oceano ed il locale mercato del pesce. Con la nuova moto ("sepeda motor") affidata da CKS (Honda 110 cc, cambio semi-automatico), all'ora del tramonto ci si immette nel traffico (90% motociclisti) con il nuovo acquisto solidale della giornata: un vestito della domenica, rosso con fiorelloni gialli, per una bimba di nome Novi.

4. Visitando un villaggio nella parte occidentale dell'isola di Nias il mio collega/accompagnatore Kasi m'illustra una serie di macabri racconti su tagliatori di teste e torture a schiavi ingabbiati, costretti a bere liquidi di decomposizione dei cadaveri e/o delle teste mozzate seppellite in una fossa. Pare infatti che sull'isola di Nias queste pratiche fossero all'ordine del giorno prima dell'arrivo dei missionari (storia già sentita anche in Africa per "magia" o "stregoneria") col fine di manifestare il potere del sovrano locale. In alcune zone del Borneo pare siano ancora in voga queste 'simpatiche' pratiche. Che sia tutto vero? Il mio informatore ne è certo, io un po' meno... "Ius vitae ac necis", dicevano i latini, "trippa per gatti" direbbero gli antropologi.

5. Mandrehe, parte occidentale dell'isola di Nias. Quando il caldo equatoriale non dà pace, l 'ombra di un bananeto (anche qui, non solo in Africa) è il posto ideale ove trovare il fresco con tanto di bel paesaggio marino in lontananza. Una buona medicina per gli occhi e la mente oggi, che si raggiungono i 42 gradi Celsius: una lenta, umida morte sudoripara.

6. Viaggio in nave tra le onde dell'Oceano Indiano con l'intento di rinnovare il visto dall'altra parte della costa, a Sibolga, sull'isola di Sumatra. Pagando 20.000 rupie in più (un euro e qualcosa) riesco ad accaparrarmi uno dei materassini posti a terra, fianco fianco di decine di persone nella cabina classe "business" con aria condizionata à go-go. Le onde fanno oscillare la nave mercantile/passeggeri di grande stazza, la TV trasmette un film d'azione americano sottotitolato, i bambini guardano fuori dall'oblò il porto che si allontana. Io mi addormento leggendo un libro sulle "eliminazioni di massa", pensando che forse avrei preferito una raccolta di novelle di Italo Calvino. 


Lo ammetto, se seguissi il calcio italiano avrei parecchi argomenti di conversazione. Altro che antropologia culturale, puff!


Selamat jalan ke Sibolga!


Honda, l'ossessione indonesiana. 


Nelle orecchie lo scroscio della pioggia battente su Sibolga, negli occhi letture 'spensierate', nelle mani una ruvida pinta di amarissimo caffè nero senza zucchero. Strambe strategie di attesa della barca verso Pulau Nias. Per riequilibrare, domani dovrò leggere l'oroscopo di Internazionale ingurgitando insulso junk food ascoltando i One Direction. Yeah.