venerdì 12 settembre 2014

Sketches from my sweetheart, Indonesia - 8

1. Facciamo visita al villaggio di Ulu Gawo passando attraverso la località di Idanegawo, con l'intento di presentare in un paio di scuole elementari un libro dedicato alla parità di genere nel contesto specifico di Pulau Nias. Per arrivarci dobbiamo attraversare un fiume con un gigantesco fuoristrada Isuzu 4x4 su cui, a rotazione, passano quattro canzoni (sempre le stesse): Jon Bon Jovi, "Always"; Aerosmith, "Crazy"; 2 canzoni per l'elezione del presidente Jokowi: una su base finto-araba vagamente ritmata, un jingle facilmente ricordabile.  Sorpassati gli enormi massi sulla riva ed una ripida, stretta salita sotto gli sguardi curiosi di tutto il villaggio, arriviamo a destinazione. Tre grossi edifici bianchi circondano una piccola piazzetta con un'asta su cui è issata la bandiera indonesiana. I bambini che frequentano questa scuola, posta letteralmente nel mezzo della foresta, sono spaventati ed intimoriti dalla nostra presenza. Rompiamo il ghiaccio parlando di pizza, spaghetti e calcio (3 cavalli di battaglia utili per cominciare; il mandolino non lo conosce nessuno su quest'isola), diamo qualche informazione su chi siamo e che diavolo faremo per i prossimi mesi. Vestiamo anche la parte degli "elefanti bianchi" portati in tour per il paese a meravigliare la popolazione con chi sa quali segreti da dover svelare a questi marmocchietti. Torneremo di certo a dare una mano, a raccontare qualcosa di più profondo a questi simpatici studenti in giacca e cravatta, che si nascondono all'obbiettivo fotografico rimanendo bene attenti alle mosse di questi pallidi uomini, "bule", venuti a trovarli blaterando alcune cose sullo stile di vita di un'altra 'fettina di mondo' piuttosto lontana: l'Italia.

2. Un caldo pomeriggio di agosto una cantante indonesiana, a suo dire molto famosa e con tanto di canale youtube personale (wow, ma anche no), arriva alla comunità per bambini volendo girare alcune scene del suo prossimo video musicale. È accompagnata dal marito, a suo dire facoltoso ambasciatore indonesiano in Francia (paese dove attualmente vivono, ovviamente a Parigi...ragione per la quale parlano francese anche se ora si trovano in Indonesia?) che dirige una piccola troupe composta di due persone: una con videocamera professionale, una con portatile ultra-economica. I bambini di Rumah Alma sono curiosi ma di certo impietriti sulle loro stesse gambe, soprattutto quando vengono ripresi con una musichetta di sottofondo riprodotta da un lettore mp3 a forma di lattina di coca-cola. La scena è grottesca, a tratti surreale, ma ne approfitto per fare due chiacchiere in francese con gli "artisti all'opera" facendomi dare l'indirizzo di questo famoso canale YT. Visionarlo può essere considerato al pari di un'esperienza paranormale.

3. Crocefissi implasticati per evitare che prendano polvere e/o in versione portatile con luci al neon intermittente di colore viola/verde/blu. Un cattivo gusto molto ricorrente e del tutto immotivato di questo angolo d'Indonesia. Quasi peggio dell'odore nauseante di una tazza di caffè bollente con latte liofilizzato servito in bicchiere di plastica vagamente pulito, ove il cattivo gusto è totalmente letterale e non metaforico.

4. Un matrimonio in corso blocca la strada principale per venti minuti con tanto di cane di famiglia (quello che verrà mangiato) sdraiato sulla carreggiata che dorme indisturbato (tentato suicidio pre-pentola?) ostacolando il passaggio. Siamo in direzione della cittadina di Lahewa, con l'obiettivo di svolgere attività di Community Based Rehabilitation. Dopo un paio di visite domiciliari ed i soliti reportage fotografici, facciamo pranzo a Pantai Tureloto. Qui, dopo un cartoccio di riso e pollo speziato, mi faccio una 'passeggiata' nell'acqua che arriva al ginocchio per decine di metri tra le grosse rocce (formazioni coralline) un tempo poste sotto la superficie dell'acqua. In seguito allo tsunami del 2004 ora sono esposte alla luce del sole, tra l'acqua cristallina e la finissima sabbia bianca posta sul fondale. 
P.S.: In tutta questa piacevole confusione, la mattina di due giorni dopo mi sveglierò con la febbre. Dalle analisi del sangue risulterà essere tifo. Chapeau.

5. Visitare una scuola, chiedere dov'è il bagno e ritrovarsi indirizzati verso una latrina su palafitta è un'esperienza piuttosto terrificante. Una passerella stretta, storta, scivolosa sotto la quale si staglia un grosso lago di piscio ed una buca piena di liquami. Una 'recinzione' di canne di bambù per creare una situazione di presunta 'privacy' (nonostante centinaia di bambini ti puntino senza posa da una scuola accanto) di certo non aiuta molto a risolvere il problema. L'unica cosa cui si riesce a pensare è: l'equilibrio prima di tutto, l'equilibrio o la morte! Tornare indietro, sentirsi domandare «spero non sia stato un problema il bagno», rispondere «nessun problema», sorridere, andare avanti e attendere il prossimo bagno "non-aereo".


Foto: pioggia torrenziale equatoriale. See it on Instagram!