martedì 16 settembre 2014

Visiting new projects in Pulau Nias: Mandrehe

Visita alle piantagioni dell'albero della gomma nei remoti villaggi di Pulau Nias, progetto Livelihood. Un suono di chitarra attira la mia attenzione.



Visiting new projects in rural villages @ Pulau Nias, Indonesia

 
Minum kopi tanpa gula (sugarfree black coffee) dengan Yusuf, sopir CKS


Indonesian street-food: nasi putih (white rice), sayuran pedas (spicy vegetables), ikan kanguleng (fish with coconut cream, spicy soup and curcuma) @ Mandrehe, Pulau Nias, Indonesia 


@ Resource Centre, Mandrehe, Pulau Nias barat, Indonesia


Rememberin' George Harrison's "Piggies" on White Album @ Mandrehe Resource Centre, Pulau Nias barat, Indonesia

domenica 14 settembre 2014

Sunday Chronicle, part II

Riassunto della domenica: terremoto scala 5.3 (o 5.6?) percepito in pieno (ondulatorio, un secondo circa di durata), un cane investito con Isuzu 4x4 ed una gallina salva per miracolo, una lezione di macellazione maialini in occasione della festa dell'ordine dei Crociati, pioggia torrenziale sopra la foresta, gloriosa sfida a pallone di 5 ragazzini in un campo da calcio pieno di fango, la gioia di cantare cantilene con testo in javanese di cui non si sa il minimo significato, rally serale di Pulau Nias con curve a gomito nel rientro notturno verso Gunung Sitoli. A mezzanotte un'altra scossa di terremoto, pare sia in atto uno sciame sismico: speriamo bene, qua ha già fatto parecchi danni e vittime in passato. Sigh.

 
Foto: in alcune occasioni speciali la testa di maiale viene posta sul tavolo dei commensali come segno di rispetto ed importanza degli ospiti. 


Preparing grilled pig for Sunday dinner @ Mandrehe, Pulau Nias, Sumatera Utara, Indonesia

venerdì 12 settembre 2014

Sketches from my sweetheart, Indonesia - 8

1. Facciamo visita al villaggio di Ulu Gawo passando attraverso la località di Idanegawo, con l'intento di presentare in un paio di scuole elementari un libro dedicato alla parità di genere nel contesto specifico di Pulau Nias. Per arrivarci dobbiamo attraversare un fiume con un gigantesco fuoristrada Isuzu 4x4 su cui, a rotazione, passano quattro canzoni (sempre le stesse): Jon Bon Jovi, "Always"; Aerosmith, "Crazy"; 2 canzoni per l'elezione del presidente Jokowi: una su base finto-araba vagamente ritmata, un jingle facilmente ricordabile.  Sorpassati gli enormi massi sulla riva ed una ripida, stretta salita sotto gli sguardi curiosi di tutto il villaggio, arriviamo a destinazione. Tre grossi edifici bianchi circondano una piccola piazzetta con un'asta su cui è issata la bandiera indonesiana. I bambini che frequentano questa scuola, posta letteralmente nel mezzo della foresta, sono spaventati ed intimoriti dalla nostra presenza. Rompiamo il ghiaccio parlando di pizza, spaghetti e calcio (3 cavalli di battaglia utili per cominciare; il mandolino non lo conosce nessuno su quest'isola), diamo qualche informazione su chi siamo e che diavolo faremo per i prossimi mesi. Vestiamo anche la parte degli "elefanti bianchi" portati in tour per il paese a meravigliare la popolazione con chi sa quali segreti da dover svelare a questi marmocchietti. Torneremo di certo a dare una mano, a raccontare qualcosa di più profondo a questi simpatici studenti in giacca e cravatta, che si nascondono all'obbiettivo fotografico rimanendo bene attenti alle mosse di questi pallidi uomini, "bule", venuti a trovarli blaterando alcune cose sullo stile di vita di un'altra 'fettina di mondo' piuttosto lontana: l'Italia.

2. Un caldo pomeriggio di agosto una cantante indonesiana, a suo dire molto famosa e con tanto di canale youtube personale (wow, ma anche no), arriva alla comunità per bambini volendo girare alcune scene del suo prossimo video musicale. È accompagnata dal marito, a suo dire facoltoso ambasciatore indonesiano in Francia (paese dove attualmente vivono, ovviamente a Parigi...ragione per la quale parlano francese anche se ora si trovano in Indonesia?) che dirige una piccola troupe composta di due persone: una con videocamera professionale, una con portatile ultra-economica. I bambini di Rumah Alma sono curiosi ma di certo impietriti sulle loro stesse gambe, soprattutto quando vengono ripresi con una musichetta di sottofondo riprodotta da un lettore mp3 a forma di lattina di coca-cola. La scena è grottesca, a tratti surreale, ma ne approfitto per fare due chiacchiere in francese con gli "artisti all'opera" facendomi dare l'indirizzo di questo famoso canale YT. Visionarlo può essere considerato al pari di un'esperienza paranormale.

3. Crocefissi implasticati per evitare che prendano polvere e/o in versione portatile con luci al neon intermittente di colore viola/verde/blu. Un cattivo gusto molto ricorrente e del tutto immotivato di questo angolo d'Indonesia. Quasi peggio dell'odore nauseante di una tazza di caffè bollente con latte liofilizzato servito in bicchiere di plastica vagamente pulito, ove il cattivo gusto è totalmente letterale e non metaforico.

4. Un matrimonio in corso blocca la strada principale per venti minuti con tanto di cane di famiglia (quello che verrà mangiato) sdraiato sulla carreggiata che dorme indisturbato (tentato suicidio pre-pentola?) ostacolando il passaggio. Siamo in direzione della cittadina di Lahewa, con l'obiettivo di svolgere attività di Community Based Rehabilitation. Dopo un paio di visite domiciliari ed i soliti reportage fotografici, facciamo pranzo a Pantai Tureloto. Qui, dopo un cartoccio di riso e pollo speziato, mi faccio una 'passeggiata' nell'acqua che arriva al ginocchio per decine di metri tra le grosse rocce (formazioni coralline) un tempo poste sotto la superficie dell'acqua. In seguito allo tsunami del 2004 ora sono esposte alla luce del sole, tra l'acqua cristallina e la finissima sabbia bianca posta sul fondale. 
P.S.: In tutta questa piacevole confusione, la mattina di due giorni dopo mi sveglierò con la febbre. Dalle analisi del sangue risulterà essere tifo. Chapeau.

5. Visitare una scuola, chiedere dov'è il bagno e ritrovarsi indirizzati verso una latrina su palafitta è un'esperienza piuttosto terrificante. Una passerella stretta, storta, scivolosa sotto la quale si staglia un grosso lago di piscio ed una buca piena di liquami. Una 'recinzione' di canne di bambù per creare una situazione di presunta 'privacy' (nonostante centinaia di bambini ti puntino senza posa da una scuola accanto) di certo non aiuta molto a risolvere il problema. L'unica cosa cui si riesce a pensare è: l'equilibrio prima di tutto, l'equilibrio o la morte! Tornare indietro, sentirsi domandare «spero non sia stato un problema il bagno», rispondere «nessun problema», sorridere, andare avanti e attendere il prossimo bagno "non-aereo".


Foto: pioggia torrenziale equatoriale. See it on Instagram!

sabato 6 settembre 2014

Community Based Rehabilitation, chapter 2


In direzione Lahewa, Pulau Nias Utara. Qui facciamo pausa pranzo presso 
Pantai Tureloto prima di tornare all'attività CBR, ovvero Community Based Rehabilitation. Queste grosse pietre sono in realtà delle formazioni coralline emerse dopo lo tsunami del 2004.  P. S.: tornato a casa, nell'arco di due giorni, scoprirò da delle analisi del sangue di essermi beccato il tifo. Attualmente in corso.




Visiting Lahewa village, Community Based Rehabilitation (CBR) @ Pulau Nias Utara, Indonesia

venerdì 5 settembre 2014

martedì 2 settembre 2014

Sketches from my sweetheart, Indonesia - 7

1. Che cosa ci sia di tanto magico nell'atmosfera creata da un paio di candele, poste di fronte un forte temporale equatoriale notturno, rimane un gran mistero. Che una covered song di Edith Piaf del 1939 proposta più di decennio fa al Sin-è di NY da un Jeff Buckley paradisiaco, in versione acustica, ne sia il giusto complemento, sembra quasi un miracolo. Che le ulcere ereditarie condite di ira e silenzi si dissolvano facilmente nel vento fresco dell'oceano con il rumore delle rane, dei geko e dei grilli nascosti nella foresta oltre il muretto di cinta, rendendo la spensieratezza serafica il mio carattere principale, sfiora la fantascienza à la Kubrik de "2001: a Space Odissey". Leggo (tra) le righe di "Pappagalli Verdi", magnifico libro, ricordo e regalo; scivolano velocemente mentre sorseggio un thè verde cinese di ottima qualità. Ogni tanto faccio alcune pause e scrivo gli appunti per il prossimo post-it del blog indonesiano. Ogni istante mi pare leggero e degno di nota. La cera cola sul tavolo creando delle magnifiche, imprevedibili forme plastiche; le stacco dal legno, ci gioco un poco, ne sento il leggero calore, ed infine le getto come dei piccoli frisbie in giardino.  Uggioso "Notturno" d'annunziano? Tempo da lupi, piuttosto, ma non per forza burberi e solitari.

2. Angolo della banalità: astenersi cinici e anti-romantici. «Scrivere è sollievo, conforto e rielaborazione. Se si è sollevati si ha serenità e solo con quest'ultima la voglia di fare, esprimersi, mettersi in gioco. Scrivere è creare un ricordo, poterlo rivivere e plasmarlo in qualcosa di nuovo a distanza di tempo. È risentire gli accordi che hanno creato una melodia, ritrovare le parole che non ricordi di una canzone che abbiamo sentito in un posto lontano. Ma che conosciamo molto bene.» Tutte queste balle, e molto di più...

3. Un classico film dei Monty Phyton  (produttore esecutivo niente meno che George Harrison) proiettato su una grande parete è un lenitivo contro ogni male, un'ironica cura ad ogni tabù e convinzione dogmatica, una sfida ad ogni seriosa pretenziosità presente nelle nostre vite. Credo che questa sia la decima volta che rivedo il film, ma sono ben lungi dall'essermene stancato...che sia forse questo il reale "meaning of life?".

4. "Apocalypse Now", tre ore e trenta di pellicola da vedere in solitaria, proiettato sulla parete bianca sopra la mia valigia mai disfatta e piena dei soliti quattro vestiti sgualciti, da battaglia. "The end" dei Doors, il pugno insanguinato di Charlie Sheen ed una missione da portare a termine, la mano omicida di Marlon Brando sulla sua folle testa rasata, «Charlie doesn't surf» con, alle spalle, il napalm gettato senza pietà sui villaggi vietnamiti ed infine «l'orrore, l 'orrore...». Magnifico film.

5. Bambini a caccia di pipistrelli, che volano a bassa quota, un metro da terra o poco più. Uno sport serale, per cui nessuno dei presenti pare spaventato come molti europei potrebbero pensare ed essere, soprattutto a quasi trent'anni d'età. Io mi destreggio per evitarli e l'idea di acchiapparne uno non mi sta affatto a genio. Preferisco praticare altri sport, evidentemente, con buona pace degli indonesiani di tre anni che non hanno alcuno scrupolo ad acciuffare quei topini con le ali nipotini di Batman.



Foto: sunset @ Mega Beach, Pulau Nias, Indonesia

lunedì 1 settembre 2014

Rememberin' Geertz's Bali rooster fighting studies

Dopo averne letto in diversi saggi antropologici ed essermi sempre chiesto il perché suscitasse così tanto interesse tra la popolazione di Bali, ecco che mi trovo ad assistere dal vivo ad un combattimento tra galli, "adu ayam", tipica manifestazione della cultura dell'isola (in questo caso Nias) e più in generale di varie località indonesiane. Due 'rooster' ben allenati, nutriti ed in forma, combattono a colpi di becco fino a quando uno solo rimarrà sulle sue zampe. La pratica è attualmente fuori legge, ma pare che si continuino regolarmente gli incontri, quasi sempre all'ultimo sangue. 

Girando l'angolo, tra piccole case private ed uffici, non molto lontano da un orfanotrofio, troviamo un capannello di persone intente a lavare le ali di due galli, massaggiarli sul collo, controllargli le zampe e pulirgli l'occhio da detriti di terra e sabbia. Quello che di solito gli antropologi chiamano un "informatore", spesso semplicemente una persona volenterosa e curiosa di approcciarsi, spiegare e parlare con dei perfetti sconosciuti ficcanaso, si avvicina gentilmente a noi. Sostiene che qui, in questa strada, i combattimenti si svolgono sempre in forma "soft" per divertire i bambini del quartiere e del limitrofo orfanotrofio. Di seguito si scusa poiché sa "che noi europei non amiamo questo genere di cose" e ci informa che gli animali sono stanchi - lo sono visibilmente, si accasciano a terra di peso, rimangono immobili per poi rialzarsi solo sotto i colpi di becco dell'avversario -. La pratica, inutile dirlo, è molto cruenta. Le creste si sporcano di terra e sangue; uno dei galli traballa cercando di aggredire il suo nemico, lanciato con forza dalle mani di un bambino divertito da questo incontro di boxe tra pennuti. Come un Carnera dalle tinte rosse, nere ed ambra il più imponente tra i 'rooster' di Nias si alza in aria di un metro scagliando ancora una beccata sulla testa del suo nemico caduto, inerme, a terra. Fine dell'incontro. I galli sono divisi per evitare che uno muoia da lì a breve. Nei prossimi giorni combatteranno nuovamente, questo è il loro compito; per ora sono riposti sotto una grossa campana di paglia ove sono nutriti e curati con cura, in attesa del loro prossimo avversario di quartiere.

Che in questo vicolo si svolga una 'piccola guerra' che, forse, rallegra gli animi dei presenti con lo stesso principio morboso e insano che poteva provare un antico romano nel vedere un gladiatore intento a fronteggiare una tigre, uno schiavo contro un'altro schiavo, il più forte contro il più debole? Poco importa, e di certo non aiuterebbe a capire un bel nulla. I rispettivi padroni, due anziani signorotti molto gentili, rispettabili, sono decisamente orgogliosi dei loro galli e contenti di divertire i loro nipotini, i loro amichetti, i vicini di casa. Dopo aver diviso i loro esausti galli da combattimento ecco che gli rilavano accuratamente le ali, ripuliscono l'occhio colpito controllando che non siano divenuti ciechi (e buoni solo per la pentola), rimassaggiano il collo stanco di picchiare e controllano ancora una volta che i becchi non siano scheggiati. Fieri come un anziano Micky dell'ultimo gancio ben assestato dai loro piccoli Rocky Balboa, portano avanti un'orgogliosa tradizione famigliare. E non solo.

È l'ora del tramonto, i volatili stanchi e feriti, i bambini molto divertiti e gli uomini si preparano a farsi il bagno (mandi) prima della cena. Salutiamo i presenti, molto incuriositi del mio interesse nel fotografare, documentare, domandare il perché di quello che, ai loro occhi, è un semplice hobby. Giriamo l'angolo e chiamiamo un becak - mototaxi attrezzato a sidecar - per tornare a casa a gustare, forse, proprio una deliziosa coscia di pollo fritto (ayam goreng). "Selamat malam, kita pergi ke rumah!", 'Buona serata, torniamo a casa...".




       

       

Adu ayam (rooster fighting) in Pulau Nias, Sumatera Utara, Indonesia.

See the video on Instagram: http://instagram.com/p/sZ_E7PAo2T/